sabato 21 giugno 2008

Dal diario di un immigrato radicato

Serve dunque una politica di apertura che lasci l’immigrato sviluppare le sue capacità, senza limitarlo in un contesto di pura solidarietà. Il confronto cultu-
rale, sul quale ho insistito molto, dovrebbe servire come mezzo di valorizzazione delle capacità dell’immigrato. Prima ancora della legge, sarà necessario un’apertura mentale. Sono le persone che promulgano le leggi, non viceversa.
Vorrei ringraziare sinceramente la comunità del Camerun, la quale ha creduto in ciò che ho cercato di realizzare, con difficoltà, per l’intera comunità africana. Volevo soltanto che fossimo rispettati come anche noi rispettiamo gli stranieri nei nostri Paesi.
Sono convinto che se avessi avuto tale aiuto da altri, la nostra comunità non sarebbe in queste condizioni. Ma in Italia non ci sono solo africani; ho avuto il sostegno da parte di tutti, specie durante le elezioni per il Consiglio delle Comu-
nita Straniere.
Molti immigrati mi stimano non perche abbia qualcosa in particolare, ma per il mio impegno. Cerco solo di mantenere la mia onestà e il mio rispetto nei confronti di tutti.
Non faccio discriminazioni tra immigrati; pero vedo la differenza tra immigrati onesti e quelli che si comportano in modo non confonne alla legge. Credo pero che nella vita, una persona che si ispira agli ideali di onestà e di rispetto di ogm situazione legale, non puo aver amici contrari ai suoi stessi ideali.
Posso soltanto essere accusato di eccessivo radicalismo nel credere che il rispetto della legge sia tutto in questo Paese. Ma dopo sedici anni vissuti con queste convinzioni, non vedo perche proprio ora io debba cambiare la mia mentalità al riguardo.
Oltre tutto questo mio modo di essere è il risultato dell’educazione ricevuta da mio padre.

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